Difficoltà di relazione: come nascono e come affrontarle
L’ESSERE UMANO NON È SCINDIBILE DALLE RELAZIONI INTERPERSONALI.
Siamo diventati ciò che “siamo” e “possiamo esprimere completamente noi stessi” grazie all’interazione con altre persone, grazie alla capacità e al bisogno di entrare in relazione.
Ebbene, l’attitudine all’interazione e alla relazione, questo straordinario ed essenziale canale del nostro “essere” è tanto importante nella nostra vita quanto difficile da praticare, utilizzare ed accrescere. Esso presenta spesso ostacoli, difficoltà, sofferenze e conflittualità.
Riflettiamoci: non potrebbe essere altrimenti!
Infatti è con gli altri, attraverso gli altri, che noi viviamo, alleniamo e sviluppiamo le nostre parti; allo stesso modo è con gli altri, attraverso gli altri, che ci accorgiamo delle nostre paure, delle nostre inibizioni, dei nostri blocchi, delle nostre angosce… Se non ci fosse il desiderio/bisogno di entrare in relazione non avremmo infatti l’ emozione di un sorriso o di uno sguardo luminoso; non avremmo altresì le sensazioni spiacevoli delle chiusure che ci arrivano; non avremmo l’esperienza della frustrazione ad es. di un rifiuto…non sentiremmo le nostre vulnerabilità legate ai bisogni di accettazione e di inclusione… E ancora, se non ci fosse l’interazione nella nostra vita, non avremmo la sorpresa di sentirci in difficoltà ad esprimere noi stessi in presenza di alcune persone o di fronte ad un gruppo numeroso di altre persone… non avremmo possibilità di distinguere un atteggiamento gentile e piacevole da un comportamento irritante e offensivo…
L’ESSERE IN RELAZIONE È PROFONDAMENTE INFLUENZATO DAL NOSTRO MONDO INTERNO
Se da una parte il nostro mondo interno può pienamente svilupparsi attraverso le relazioni, è altrettanto vero che tutta la nostra complessità interna ( le nostre caratteristiche personali, i nostri valori, giudizi, percezioni, aperture e chiusure), tutto ciò che ci appartiene a livello personale si riflette inevitabilmente sugli altri attraverso le modalità in cui noi sentiamo, percepiamo , immaginiamo gli altri e anche attraverso ciò che da essi ci aspettiamo.
La nostra modalità di essere nelle relazioni è pertanto straordinariamente complessa ed è il risultato della nostra storia, di ciò che abbiamo vissuto, dei nostri sospesi, di quanto ci siamo “espansi” e di come ci siamo invece “ritratti” (chiusi) attraverso le esperienze personali più formative.
Quindi, dicevo, inevitabilmente riflettiamo le nostre parti interne all’esterno in una semplicità/complessità caleidoscopica. Vorrei fare ancora qualche esempio: pensiamo semplicemente alla timidezza, a come la nostra minima timidezza possa interferire nella spontaneità relazionale; pensiamo alle nostre ansie, alle paure di essere criticati e/o giudicati! Quando le nostre espressioni sono state inibite e ci siamo irrigiditi, tendiamo, di conseguenza, ad esercitare un automatico controllo delle nostre parti (…che devo fare ora? Cosa è meglio che dica? Cosa si aspetta da me?…) Ecco allora che l’entrare in relazione diventa fonte di ansia; di conseguenza si cerca di ridurre l’ansia dandosi regole o modelli ideali di comportamento che inevitabilmente aumentano il senso di frustrazione e di inadeguatezza. È un circolo vizioso che si autoalimenta e dal quale è molto difficile uscire da soli.
Spesso ci si convince di “essere fatti male” , “incapaci di relazioni”, di “non essere all’altezza”. Naturalmente queste percezioni errate diventano “credenze” talmente profonde da indurre la persona stessa ad ulteriori “ritiri” e all’accettazione di qualcosa che nel proprio vissuto e nel proprio sentire è “irrisolvibile”.
La Psicoterapia può efficacemente intervenire per disattivare la trappola appena descritta. Può progressivamente accompagnare la persona a sperimentare nuovi modi di sentire l’interazione con gli altri; può prima disattivare le false percezioni e credenze (bloccanti) per poi sviluppare ed accrescere fiducia in espressioni più naturali e spontanee.