PSICOTERAPIE A CONFRONTO
Questo argomento richiederebbe molto tempo.
Richiederebbe infatti una dettagliata esposizione di tutti gli aspetti tecnici e metodologici che la “ricerca” in questo campo necessariamente implica. Non è possibile farlo in questo contesto ma, vista l’importanza dell’argomento, vorrei dare alcune informazioni, più difficilmente rintracciabili in rete, che aiutino il lettore ad avere una visione più chiara e realistica della situazione.
Da anni circola e si diffonde la notizia che la terapia “più efficace” sia quella Cognitivo-Comportamentale.
Spesso le persone che cercano di capire (in un sovraffollamento di notizie, scritti, presentazioni e proposte) e che cercano di fare la scelta più opportuna tra una ampia varietà di approcci e di metodi, ricevono forte e chiaro il messaggio che alcune psicoterapie sono “migliori” di altre e che “funzionano meglio”. Spesso infatti le persone fanno richiesta di uno specifico approccio dicendo di essersi informate e di sapere che “è più efficace”… ”funziona meglio”.
In realtà, nel corso degli anni, si è praticata e riprodotta una vera e propria “Disinformazione”, purtroppo nata e sviluppata su “verità parziali” e su importanti “omissioni”.
COME STANNO REALMENTE LE COSE?
- Negli ultimi decenni, mentre la terapia Cognitivo-Comportamentale cercava di accreditarsi utilizzando “evidence based “ (Prove di Efficacia), misurando e pubblicando i risultati dei trattamenti, le terapie Psicodinamiche hanno prestato poca attenzione a questi aspetti sperimentali.
- Praticabilità di “evidence based” nei differenti modelli di psicoterapia. Le psicoterapie che hanno praticato “evidence based” (come la terapia Cognitivo-Comportamentale e la terapia Breve Strategica) operano su obiettivi limitati , si focalizzano infatti esclusivamente sulla remissione del sintomo: questo fatto rende facilmente applicabile una pratica “evidence based” dei cambiamenti e l’utilizzo dei “gruppi di controllo” (nel lavoro sperimentale il “gruppo di controllo” è la comparazione dei risultati del gruppo trattato con un gruppo identico – in questo caso con lo stesso sintomo – ma che non ha ricevuto nessun trattamento psicoterapeutico). La psicoterapia psicodinamica lavora su una maggiore complessità ed ha problemi a ridurre tale complessità per misurarla con gli stessi strumenti (evidence based) senza svuotare e svalutare l’approccio stesso.
- I risultati delle ricerche effettuate con il metodo evidence based sono stati pubblicati come prove di efficacia e sostenute per affermare la mancanza di efficacia e scientificità delle Psicoterapie Psicodinamiche. I dati sono stati diffusi senza precisazione alcuna di mancanza di raffronto con le terapie psicodinamiche; sono stati utilizzati come prove di superiorità rispetto ad altre psicoterapie e per affermare il proprio approccio sul mercato delle psicoterapie. Dire che “qualcosa funziona” non è la stessa cosa di dire che “qualcosa funziona meglio di qualcos’altro”. Questa informazione “parziale” è quindi diventata “disinformazione” quotidianamente alimentata da taluni operatori del settore e dalle scuole stesse che ne traevano beneficio in termini pubblicitari.
- Sulla presunta superiorità delle psicoterapie Cognitivo-Comportamentali, gli studi più recenti stanno dimostrando il contrario. Negli ultimi anni sono stati pubblicati diversi studi sui risultati delle terapie Psicodinamiche (sia a breve termine, sia a lungo termine) che mostrano valori molto positivi e che mettono totalmente in discussione la presunta superiorità delle terapie Cognitive-Comportamentali. Tra questi, J. Shedler in “The efficacacy of psychodynamic psychotherapy” pubblicato su American Psychologist (2010), dimostra che la “dimensione del risultato” (l’effect size) della terapia Psicodinamica è pari, se non superiore, a quella di altre terapie evidence based. Inoltre, i pazienti trattati con la terapia Psicodinamica mantengono maggiormente i risultati nel tempo e continuano a migliorare dopo la fine della terapia.
Per essere più precisi, l’effect size della terapia Psicodinamica varia da 0.69 a 1.46, mentre quello della terapia Cognitivo-Comportamentale varia da 0.58 a 1.00.
Infine, altro dato molto importante, l’effect size della terapia farmacologica nella depressione è risultato essere molto più basso: varia da 0.17 a 0.31.
Paolo Migone (condirettore della rivista Psicoterapia e Scienze Umane) ha approfondito l’argomento, ne ha scritto lungamente, con attenzione sia storica che metodologica e ne ha relazionato in lavori e convegni. Sulla rivista Psicoterapia e Scienze Umane è riportato integralmente il lavoro di J. Shedler in traduzione italiana.
Altre pagine sull’argomento:
L’EFFICACIA DELLA PSICOTERAPIA
PSICOTERAPIA E TERAPIA FARMACOLOGICA
PSICOTERAPIE A CONFRONTO